Automotive: con Adler, Europa e Italia riconquistano il mercato. Raggiunto l’accordo con Faurecia
Raggiunto l’accordo tra Adler Pelzer, gruppo manifatturiero italiano nella componentistica automotive, con Faurecia per l’acquisizione di Faurecia Acoustics and Soft Trims (AST). Faurecia AST è attiva in Europa con stabilimenti industriali situati in Francia (Marckolsheim, Saint-Quentin, Mouzon e Mornac), Lussemburgo (Eselborn), Regno Unito (Washington), Spagna (Olmedo) e Polonia (Legnica). A questi si aggiunge il centro R&S in Francia, a Mouzon, che conta circa 1820 dipendenti e 385 milioni di euro di fatturato nel 2019.
Con questa acquisizione, Adler Pelzer Group compie un ulteriore passo, si legge in una nota, “verso l’obiettivo di diventare leader mondiale nel settore dell’acustica automobilistica in qualità di investitore industriale da tempo fedele all’automotive e con un comprovato track record di crescita. L’operazione può portare valore al mercato degli interni automobilistici grazie alla complementarità con i clienti e con l’impronta industriale e operativa”.
Il presidente del gruppo Adler Paolo Scudieri, alle domande della stampa sui motivi che portano un’azienda ad investire in un periodo di forte contrazione del mercato auto, spiega che “ci sono momenti in cui bisogna accelerare con le politiche di aggregazione, necessarie perché l’automotive industry è un settore estremamente globale in cui le piccole dimensioni hanno poca ragion d’essere, sia per la complementarietà con i car-maker, sia per l’evoluzione tecnologica dovuta alla transizione”.
Sulle prospettive del settore, in tema di reshoring, Scudieri afferma che il ritorno alle produzioni più vicine, magari in Europa, rispetto a quelle asiatiche, è una necessità: “abbiamo relegato a piattaforme industriali troppo distanti troppe lavorazioni, in alcuni casi la totalità di alcuni componenti. Occorre conseguire, almeno su alcuni fronti, un’indipendenza tecnologica continentale per sconfiggere azioni di dumping o mancanza di materie prime o l’essere troppo assoggettati, come con i semiconduttori ora, che penalizzano la produzione post-pandemia”.